DIRITTI UGUALI OPPURE SI DISCRIMINA

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Le parole hanno un senso: o si è uguali, o si è diversi. Non c’è una via di mezzo. Se gli omosessuali sono uguali agli eterosessuali (di fronte alla legge, perché la legge e lo Stato non discutono le preferenze sessuali o religiose o alimentari dei cittadini), devono anche condividere gli stessi diritti. Se ne hanno soltanto alcuni, non sono affatto uguali: e infatti necessitano, secondo l’opinione di molti, di una legislazione speciale. È dunque falso che la proposta di legge di cui è relatrice Daniela Cirinnà alla commissione giustizia del senato sani una palese ingiustizia e conceda alle coppie omosessuali gli stessi diritti di quelle eterosessuali. Al contrario, e al di là delle buone intenzioni dei proponenti, quella legge conferma una evidente discriminazione. Le unioni civili (o civil partnership) rigettano il principio di uguaglianza già nel nome. Un etero si può sposare, un gay no: può soltanto “unirsi civilmente”.

Una coppia eterosessuale può adottare un figlio o farsene uno in provetta, una coppia omosessuale no. Perché? Renzi non ha il coraggio di dirlo, ma la risposta è ovvia: per- ché per famiglia naturale si considera soltanto la famiglia riproduttiva, composta da un maschio e da una femmina, e dunque si giudica innaturale una famiglia omosessuale. Ma la natura, a dispetto dei dogmatici, è un pezzo di cultura: è naturale non ciò che esiste allo stato di natura (che, com’è noto, è un’idea regolativi, non una realtà empirica), ma ciò che le convenzioni del momento definiscono “naturale”. Così si spiega la grande varietà di usi e costumi: provate a dire ad uno sceicco che la poligamia è contro natura, o ad un greco dell’età di Pericle che l’omosessualità è innaturale, o a un polinesiano che non deve fare l’amore con chiunque desideri farlo, e vi rideranno giustamente in faccia. Il divieto di adozione per le coppie omosessuali, anche in considerazione delle esperienze molto positive che ci vengono dall’estero, è giuridicamente incomprensibile. Nella valutazione del benessere di un bambino le preferenze sessuali dei genitori biologici o adottivi non hanno nessuna particolare validità giuridica, ma soltanto morale, cioè culturale.

Chi invoca il bene del bambino dovrebbe spiegare perché è preferibile lasciarlo marcire in un lager piuttosto che farlo crescere con due padri o due madri. Il matrimonio, sostengono gli oscurantisti, prevede una madre già nell’etimologia. Ma con questo criterio i soldi, cioè il patrimonio, dovrebbero essere tutti del padre: come in effetti è stato in passato. Il significato delle parole non sta nell’etimologia, ma nell’uso che ne facciamo. E l’uso è un fenomeno culturale soggetto a cambiamenti continui. Ritenere che una coppia omosessuale non possa assolvere alla cura di un bambino è una posizione culturale o religiosa (omofoba, nella fattispecie) legittima ma privata, che non può avere cittadinanza nello spazio pubblico di uno Stato di diritto. Del resto, la stessa proposta di legge contiene ima contraddizione e, di conseguenza, apre un varco giuridico al suo rovesciamento: siccome sarà possibile a uno dei soggetti della coppia gay adottare il figlio (anche adottivo) avuto precedentemente dal part- ner, non si capisce (e molto probabilmente la corte costituzionale non capirà) perché lo stesso diritto debba essere negato ad un figlio avuto da uno dei partner con la fecondazione eterologa o con il cosiddetto “utero in affitto” – dopo essersi unito civilmente ad una persona dello stesso sesso.

La prevista regolamentazione delle unioni civili eterosessuali, infine, sfiora il ridicolo, introducendo di fatto un matrimonio di serie B – anzi, di serie C, perché diritti e doveri sarebbero minori rispetto a quelli delle coppie omosessuali. Si tratta di un’evidente discriminazione, ma anche di un paradosso che ripropone tutta l’incongruità e l’insensatezza di una legislazione separata. Nei paesi civili, come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, esiste il matrimonio. Punto. Chi vuole un riconoscimento giuridico si sposa, indipendentemente dalle proprie preferenze sessuali. Chi non lo vuole non si sposa. È così semplice, no?

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Fonte | radicali.it