Il vocabolario degli omofobi d’Italia

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Negli ultimi tempi il vocabolario italiano si è riempito di neologismi. Molti di questi importati dall’inglese, di cui, però, si è travisato il significato originale. Tutte queste parole, infatti, riflettono un’interpretazione distorta della realtà, vengono utilizzate in maniera sbagliata, oppure sono dei fantasiosi nonsense. È il lessico dei gli omofobi d’Italia.

Iniziamo da un classico. IDEOLOGIA DI GENDER. Ebbene, care lettrici e cari lettori, l’ideologia di gender non esiste. Ma si tratta di un’espressione parecchio fantasiosa inventata da certi media cattolico-integralisti (uno per tutti Tempi). Semmai esistono gli studi di genere, una disciplina sociale che si occupa del modo in cui stereotipi di genere, ovvero ciò che viene considerato maschile e ciò che viene considerato femminile, influenzano i comportamenti sociali. In un primo momento gli studi di genere, nati verso la fine degli ’70, hanno poco a che fare con l’omosessualità, ma si riallacciano al femminismo e al post-strutturalismo (per esempio, Julia Kristeva, Jaques Lacan, Hélène Cixous, Jaques Deridda). Nel 1990, Judith Butler pubblica Gender Trouble, e da quel momento in poi possiamo parlare di teorie queer – che per ora sono ancora sconosciute a certi media.

Varianti di ideologia di gender, sono GENDERIZZAZIONE e DITTATURA DI GENDER. Dei quali, ammetto, mi è sconosciuto il significato.

Un’altra espressione che tanto piace a certi ambienti poco tolleranti, è LOBBY GAY. Ecco, diciamo la verità, questa volta c’è lo zampino di Papa Francesco, e di tutti i media italiani. Lo scorso anno, poco dopo la sua elezione, cominciò a circolare la voce che in Vaticano ci fosse una pericolosissima lobby gay. Intervistato sull’argomento, Papa Francesco disse: «Il problema sono le lobby non i gay […] le lobby tutte non sono buone». E da allora che i media cattolici hanno scoperto che nome dare al nemico: la lobby gay che vorrebbe la genderizzazione della società, che vuole imporre l’ideologia di gender, anzi, la dittatura di gender. Se vi state chiedendo cosa vogliano dire queste frasi, la risposta è: NIENTE. Forse esistono dei gay in Vaticano che fanno di tutto per non essere riconosciuti come tali. Ma di certo non si battono per la parità dei diritti delle persone LGBT. Piccola annotazione linguistica. In inglese, lobby non è una brutta parola: è un gruppo di pressione che cerca di favorire gli interessi di questo e di quel pezzo di società. Tipo i nostri sindacati o Confindustria, per capirci. Ma per qualche strano motivo la parola in italiano suona più o meno come una parolaccia. Se poi sono gay, aiuto!

Un altro neologismo che fa inorridire è OMOSESSUALISMO. Seguite la logica perversa del significato attributo alla parola: l’omosessualità rappresenta una condizione di una persona (che sia una scelta, una caratteristica naturale poco conta), è un dato di fatto, che di per sé non è condannabile (si può scegliere di vivere la propria omosessualità astenendosi dal sesso, per cui non si pecca, oppure si può “guarire”). Omosessualismo, invece, è la rivendicazione della propria condizione. E questo è inaccettabile. Del resto il suffisso -ismo viene usato per coniare nuove parole che indichino tendenze dottrine e movimenti religiosi, sociali, filosofici, letterari, artistici, come femminismo, per esempio.

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Fonte | lezpop.it