Coming Out – I racconti di chi l’ha fatto

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L’11 ottobre è stato celebrato in tutto il mondo il “Coming Out Day”. L’associazione d’iniziativa Gay Lesbica Bisex e Trans Stonewall ha invitato coloro che avevano fatto quest’esperienza significativa a  raccontarla tramite mail o social.

Di seguito, alcuni dei racconti pervenuti e che ci hanno emozionato.

“E’ bello vivere essendo se stessi senza paura e senza più quella pietra che mi soffocava” di Dino Cuttitta

Fare coming out è stata per me un’autentica liberazione…primo perchè mi portavo un peso addosso da ben 28 anni..cioè da quando avevo 13 anni ed avevo cominciato a prendere consapevolezza della mia omosessualità…secondo perchè mi sono sentito più libero e sereno.

10 dicembre 2010…avevo 41 anni e da circa 2 mesi ero a letto per un brutto virus che mi aveva messo steso. Non sapendo cosa fare mi mettevo su facebook giusto per ingannare il tempo.

Mi sono imbattuto nella pagina di Giulio Spatola…mister Gay 2010…bello come il sole ma anche intelligente ed impegnato nella lotta per i diritti LGBT. Mi sono confidato con lui e mi ha consigliato di fare coming out.Io fino a quel momento non ci avevo affatto pensato.Ero convinto che sarei rimasto nascosto per il resto dei miei giorni.

Dopo una notte piena di dubbi ed incertezze ,ho deciso di fare coming out su facebook…la reazione di amici e colleghi (lavoro nel turismo) che avevo su facebook è stata positiva..tutti mi hanno scritto un messaggio..ma una delle mie migliore amiche mi è venuta a prendere il giorno dopo sotto casa con la macchina…ci siamo guardati e io sono scoppiato in un pianto liberatorio.

Il percorso non è stato poi così semplice…ma devo dire che Facebook mi ha aiutato…sono entrato in una pagina dove sono stato letteralmente adottato da un gruppo di ragazzi che mi hanno dato una grande mano,tanto affetto,e mi hanno chiamato “zio Dino”.

Dopo 6 mesi sono stato al mio Pride a Roma..mi sono divertito tantissimo e da allora ho sempre partecipato al pride a Catania e a Palermo.

I miei sono persone che hanno superato la settantina. Diciamo che mia madre un giorno mi ha sentito parlare al telefono e le è preso un colpo..abbiamo avuto quasi due anni di scontri ed incomprensioni..soprattutto perchè era terrorizzata dalla reazione della gente (vivo in un piccolo centro dell’interno Sicilia) e degli altri parenti.

Mio padre ha sofferto in silenzio e solo due anni fa ne abbiamo parlato.

Posso dire che da allora mi sento più sereno,più coraggioso e parlare di me e di ciò che sono è assolutamente normale.

Nel frattempo ho vissuto le mie storie..ma ho raggiunto un buon equilibrio..anche perchè ho l’affetto di veri amici che non mi lasciano mai..e magari parlare del ragazzo che mi piace adesso è diventata la cosa più naturale del mondo.

Ho quasi 46 anni ( li compirò fra 8 giorni)..manca un compagno..ma già alzarsi al mattino guardarsi allo specchio ed essere contenti di ciò che sono è bellissimo.

A volte dico che non ho 46 anni ma che ne ho 5 anni perchè sono nato il 10 dicembre 2010.

E’ bello vivere essendo se stessi senza paura e senza più quella pietra che mi soffocava

Dino

 

“Il closet dal quale ho fatto coming out e’ uno ma le sue ante si aprono e poi si richiudono continuamente” di Daniela Petracca

Per qualche inspiegabile ragione ho sempre immaginato che nel preciso istante in cui avrei compiuto il mio coming out con mia mamma e le persone a me piu’ vicine, quel particolare fardello della mia vita mi avrebbe finalmente abbandonata e mi sarei sentita piu’ leggera.

Niente mi aveva preparato negli anni all’improvvisa presa di coscienza, che nella mia vita, come credo in quella della maggior parte degli omosessuali, non avrei mai smesso di fare coming out con le persone che mi circondano, dall’amico d’infanzia che non vedi da anni, al fruttivendolo, all’insegnante d’italiano.

Il closet dal quale ho fatto coming out e’ uno ma le sue ante si aprono e poi si richiudono continuamente proprio come quando si forma una corrente d’aria all’interno di una stanza e tutte le volte che dimentichi quanto il mondo ti percepisca come DIVERSA e allora BANG …ancora una volta quella porta si richiude e dovrai riaprirla con pazienza e tenacia.

Il coming out piu’ significativo della mia vita non e’ stato il primo ma l’ultimo.

Fino ad oggi. L’ho fatto con Gaetano, il mio cuginetto che ha appena compiuto dieci anni e che io considero come un nipote. Erano anni che mi sentiva parlare di diritti gay ed omosessualita’ in generale. Ha anche conosciuto ed imparato a voler bene alla donna che ho amato per diversi anni. Ma non ne avevamo mai parlato.

Ma come si fa il coming out con un bambino? E’ stato semplice e meraviglioso e nei 5 minuti del nostro dialogo ho imparato veramente tanto.

Ci trovavamo a Noto, durante il Giacinto festival dedicato alla cultura gay e ho sentito improvvisamente il bisogno di condividere con lui.

‘G. volevo spiegarti la ragione per la quale siamo qui oggi.’

‘Ok’.

‘E’ una giornata dedicata alle persone gay e si parlera’ molto anche dell’omofobia. Sai che cos’e’?’

‘No’.

‘E’ la paura e l’avversione verso gli omosessuali. Ci sono purtroppo persone che li abusano sia fisicamente che verbalmente perche’ li considerano diversi.’

‘Ah si ho capito’

‘G. lo sapevi gia’ che io sono gay, no?’

‘N..n..o’

‘Pensavo l’avessi capito, parlo sempre di persone gay e dei loro diritti’

‘No, non l’avevo capito. Pensavo solo che tu eri dalla loro parte’

‘Ah, ok. Beh, sono gay, che effetto ti fa?’

‘Nessun effetto …ma con chi sei gay?’

‘Con nessuno! Essere gay non e’ una cosa che fai, e’ un modo di essere. Ci nasci e basta.’

‘Ok. E tua mamma lo sa?’. ‘si’, ‘e tua sorella?’, ‘si’, ‘e la mamma?, ‘si’, (e via dicendo con tutta la famiglia),

‘Ah allora ero solo io a non saperlo?!’

‘..si..in effetti si’

‘ e ti sembra giusto? Perche’?

‘Solamente perche’ ho aspettato il momento giusto e non ero sicura che avresti capito, ma adesso ho sentito che il momento era arrivato. Non credi anche tu?’

‘Si’

‘Ma Jen che ti ha fatto?’

‘Non mi ha fatto niente, dopo 4 anni insieme ci siamo lasciate perche’ non andavamo piu’ d’accordo.’

‘Jen mi faceva ridere, mi piaceva.’

‘Lo so, anche a me’.

Mi guarda con aria complice, gli prendo la mano e ci avviamo verso la cattedrale.

Nello spazio illimitato della nostra mente i dilemmi si ampliano a dismisura, nella realta’ dei fatti si ridimensionano.

Non e’ mai semplice ma non e’ di certo impossibile. Proviamoci, insieme.

Daniela

 

 “ Il coming out non si completa mai, non è un punto d’arrivo ma di partenza” di Alessandro Bottaro

Una passeggiata sui petali e tutto rose e fiori. Bugia.

Quando alla veneranda età di 33 anni ho affrontato questo scoglio, ho causato un terremoto nella mia vita e in quella familiare. Siamo identità non previste in un paese che ci vuole tutt* etero fino a prova contraria. Un sistema preconfezionato basato su finte certezze e molta ipocrisia.

La voglia di conoscere e informarsi hanno aiutato le mie figure forti e familiari di riferimento, a riappropriarsi del bene che non hanno mai smesso di provare per me. Una roccia di madre ed una iperprotettiva sorella. Ancor oggi mi sono accanto in maniera differente la prima nel ricordo, la seconda concretamente.

Il coming out non si completa mai, non è un punto d’arrivo ma di partenza.

Il mio è quasi giornaliero, non passa giorno che io debba affermare con forza, chi sono e cosa sono per rivendicare al mio paese i diritti che mi vengono negati in nome di mille mascherine, politiche, sociali, clericali, religiose, il cui unico interesse è salvare le apparenze a scapito dell’uguaglianza. Con molta fatica e a tratti con molta stanchezza, possiamo e abbiamo il dovere di scegliere di essere, apparire quel che non si è, risulta riduttivo e a tratti molto svilente e squallido.

Buon ‪#‎comingoutday a tutt*

‪#‎usciamodallarmadio

‪#‎essereèpossibile

‪#‎bastavolerlo

‪#‎lecosecambiano ‪#‎sempreinmeglio

‪#‎lofaccioancheperteAleandro

Alessandro

 

“39 volte coming out” di Dario Accolla

La prima volta che ho fatto coming out lo dissi a me stesso. E per uno che pregava la notte per tornare eterosessuale, capirete da soli che è stata una grande ammissione. Anche perché, diciamoci la verità: uno, non ne potevo più di sentirmi sbagliato e due, avevo giurato a me stesso, e cito a posteriori Eleonor Roosevelt, che non avrei più permesso a nessuno di farmi sentire inferiore senza il mio permesso. Anche se all’epoca non sapevo nemmeno chi fosse questa gentile signora.

All’inizio, quindi, ed era il 1995, decisi di accettarmi con una piccola clausola interiore: non era necessario che il mondo lo sapesse. Clausola che, per fortuna, osservai come rispetto ogni tentativo di fare una dieta degna di questo nome o di andare in palestra con costanza e regolarità.

Se sei te stesso non puoi esserlo solo dentro la tua pelle. Ogni cosa di te reclama gioia, ogni cellula del tuo corpo vibra di verità. E quindi conobbi lui. Non dirò il nome e non certo per damnatio memoriae. Ma se qualcuno leggesse queste parole potrebbe capire di chi si tratta e non sta a me rivelare i fatti degli altri. Lo chiameremo semplicemente lui, scritto con la l minuscola, perché gli unici che pensano a quel pronome con la maiuscola sono Emilio Fede, Sallusti e parecchi dalemiani. E anche no.

Mi innamorai di lui che era eterosessuale, almeno a parole. E poi mi pianse nella mia stanza, mentre lo abbracciavo teneramente, perché gli avevo detto che se non potevo averlo tra le mie mani in quel modo non aveva senso averlo a spasso nella mia vita. Ma sapete come sono fatto. A volte sono così tragico…

Ma sto andando oltre. Lui mi portò, prima di ogni sofferenza plausibile – e sia ben chiaro: mai innamorarsi di un eterosessuale, presunto o reale che sia – alla consapevolezza che io volevo vivere un amore alla luce del sole. Se Wilde fu condannato per l’amore che non osa pronunciare il suo nome, io quel nome ce lo avevo sulla punta della lingua ed era pronto a varcare il confine visibile delle mie labbra per conquistare il mondo intero. Le parole, d’altronde, creano significato e la realtà cos’altro è se non il significato che noi diamo, chiamandole, alle cose che ci succedono? Chiamiamola pure: benedizione di Adamo.

La prima volta fu con Fiorella, la mia compagna di banco del liceo.

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