AMICO SEGRETO: TERAPIE RIPARATIVE CON I SOLDI DELLA ASL

Un telefono amico, gestito da un’associazione cattolica di genitori di persone omosessuali, propone le terapie riparative rifiutate dall’Ordine degli Psicologi. Con il bene stare della Asl di Milano.

Si chiama “Amico Segreto” e si presenta come un telefono amico, come ce ne sono tanti, cui gay e lesbiche che hanno bisogno di un consiglio o di aiuto possono rivolgersi.
A gestirlo, però, è la cattolica Agapo (AssociazioneGenitori e Amici di Persone Omosessuali) con i finanziamenti della Asl diMilano, come riporta Vice.com, e tra le cose che propone a chi vi si rivolge ci sono anche le contestatissime terapie riparative.
Vice.com ha intervistato un operatore di Amico Segreto, che presenta il servizio come counseling, per capire meglio di cosa si tratta e il quadro che ne viene fuori parla da solo.
Tra i volontari figurano psicologi, laureandi in psicologia e infermieri che, a quanto pare, si sottopongono ad uno specifico corso di formazione.
Secondo Amico Segreto, la posizione più volte espressa dall’Ordine degli Psicologi contro le terapie riparative adotta argomentazioni “vergognose, (che) non rispecchiano in alcun modo quella che è la vera terapia riparativa. Si tratta di un conformismo accademico all’insegna dell’anticonformismo di massa”.

Discorso che, in un certo senso vale anche per Arcigay che, anche se con il merito di avere portato all’attenzione di tutto la questione omosessuale decenni fa, viene giudicata “ferma” e criticata per avere “il dibattito sull’omosessualità e ideologizzando l’omofobia”.  “Chi aderisce ad Arcigay fa una scelta di attrazione omo-erotica – dice chi parla a nome di Amico Segreto – spesso di carattere socio-politico. C’è chi decide di vivere diversamente”. “Scegliere l’opzione gay non vuol dire ostentarla a tutti i costi – continua -. Negli ambienti religiosi ci sono tantissime persone che cercano di vivere la propria omosessualità in modo casto e il più delle volte sono più felici così”.
Insomma, scopo di Amico Segreto, che pare ridurre l’omosessualità quasi esclusivamente ad una questione sessuale, sarebbe quello di “far sì che la persona prenda in considerazione tutte le possibilità” perché “non siamo d’accordo con il pensiero dominante, che definisce l’individuo in base ai desideri erotici. Il sesso non è identità”.
Secondo l’operatore, poi, non si deve vivere apertamente la propria omosessualità per forza. “la libertà sessuale ha reso più facile fare outing, anche quando non ce n’era bisogno.

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Fonte | gay.it

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