“DOTTORESSA MI SPOSO!” IL SOGNO CORONATO DI UNA PERSONA FtoM

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Uno dei momenti che più mi riempie di gioia è quando una persona che ha finito il percorso di transizione mi comunica che si sposa. La mia gioia è legata anche al constatare che tutti i disagi e le fatiche che la persona ha incontrato nel suo percorso sono servite a qualcosa. Un soddisfacente lavoro o che si sono laureate, mi prova in maniera tangibile come questo percorso porti effettivamente ad un miglioramento della loro qualità di vita. Ma il matrimonio acquista per alcuni di loro, e sicuramente anche per me, un significato particolare.

Molte volte nelle fasi iniziali del percorso le persone transessuali sono angosciate da fantasie catastrofiche circa il loro futuro: “sono destinata a rimanere sola per tutta la vita, non incontrerò mai nessuno che mi amerà così come sono”.

Queste fantasie sono legate anche alla convinzione che, così come per loro stessi è difficile accettare la condizione transessuale, altrettanto lo deve essere per il mondo intero. Nei primi tempi, infatti, sono convinte che i genitori reagiranno con ostilità, che il nonno quando lo saprà avrà un infarto e che il datore di lavoro li licenzierà.

Con il tempo si accorgono che, nella maggior parte dei casi, erano tutte fantasie. In effetti i genitori possono essere molto comprensivi e anzi, a volte, succede che i rapporti si consolidano e diventano più profondi, il nonno davanti alla notizia riferisce sollevato che aveva sempre intuito qualcosa e che aspettava solo il momento in cui il nipote gliene parlasse e il datore di lavoro reagisce dicendo che quello che a lui interessa è la qualità del lavoro svolto.

Queste fantasie catastrofiche spesso sono condivise anche dalla famiglia d’origine. I genitori, durante i primi colloqui, sono terribilmente angosciati per il futuro dei loro figli e per il “lutto” che inevitabilmente devono elaborare dalle aspettative che si erano costruiti intorno a quel figlio in particolare.

In questi momenti mi capita spesso di raccontare storie di vita di persone che hanno finito il percorso e che si sentono realizzate. Questo permette ai genitori e alla persona transessuale di coltivare delle speranze circa il loro futuro. Molte volte queste persone non sanno neanche che, per esempio, è possibile sposarsi dopo il percorso.

Sicuramente la strada che porta al matrimonio è in salita e caratterizzata da continue difficoltà da superare. Una delle prime è quella di come e quando parlare alla persona di cui ci si è innamorati della propria condizione transessuale. A volte tale condizione, soprattutto per gli FtoM (Female to Male), non è percepibile dall’esterno.

 

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Fonte | huffingtonpost.it