HUMAN RIGHTS ARE MY PRIDE

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In più di 80 paesi del mondo l’omosessualità è considerata un reato; in otto di questi (Afghanistan, Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Qatar, Sudan, Yemen e negli stati della federazione della Nigeria che applicano la sharia) i rapporti fra persone dello stesso sesso sono puniti con la pena di morte e in molte professioni l’omosessualità resta ancora un tabù.

L’atteggiamento verso l’omosessualità e la transessualità varia notevolmente da paese a paese. In molti stati europei alle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) viene negato il diritto alla libertà di espressione, di riunione e di manifestare in pubblico.

Le autorità locali favoriscono un clima di intolleranza e paura contro le comunità Lgbti, che spesso sono discriminate sia nella legislazione sia nella prassi. Troppo spesso i Pride sono stati vietati o i partecipanti non sono stati  adeguatamente protetti da interruzioni violente di gruppi omofobi.

L’adozione della direttiva europea antidiscriminazione, che permetterebbe alle persone Lgbti di godere degli stessi diritti umani riconosciuti a ogni persona, senza rischio di subire violazioni e discriminazioni da parte delle autorità statali o di altri soggetti, continua a essere osteggiata dai governi europei.

L’unione europea e i suoi governi hanno fallito nel promuovere e adottare questa direttiva.Negli ultimi anni, Amnesty International ha documentato casi di violazioni dei diritti alla libertà di espressione e di riunione in molti paesi dell’Europa centrale e orientale, dove troppo spesso i Pride e le manifestazioni pubbliche sono stati vietati o non hanno avuto una protezione adeguata contro le interruzioni violente di gruppi omofobi.

Gli attacchi omofobi continuano a verificarsi con preoccupante frequenza senza che gli stati europei agiscano in modo efficace per contrastarli.

Il 29 febbraio scorso, il parlamento di San Pietroburgo ha approvato una legge che sanziona la cosiddetta “propaganda dell’omosessualità” criminalizzando di fatto qualunque attività o informazione che riguarda le persone Lgbti e le relazioni tra persone dello stesso sesso, in violazione della libertà di espressione e associazione, nonché degli impegni presi dalla Russia ratificando la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

A Mosca, a fine maggio, diversi attiviste e attivisti Lgbti sono stati arrestati per aver sventolato la bandiera arcobaleno di fronte alla sede del parlamento e del municipio.

Nel 2010, il parlamento della Lituania ha approvato, in prima lettura, un emendamento al codice amministrativo che prevede multe da 2000 a 10000 litas (580 – 2900 euro) per la “promozione in pubblico delle relazioni omosessuali”; multe che costituirebbero l’applicazione della legge sulla protezione dei minori contro l’effetto negativo delle informazioni che “denigrano i valori della famiglia” o “promuovono un’idea diversa di matrimonio e famiglia”, in vigore dal marzo 2010.

In Turchia la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere è una realtà, nella legge e nella prassi. Le persone transgender sono spesso vittime di aggressioni e uccisioni  e non sono tutelate contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.

I crimini di odio contro le persone Lgbti  hanno colpito  maggiormente le donne transgender, che spesso non hanno accesso al mondo del lavoro e sono costrette a prostituirsi,  con il rischio di subire aggressioni e maltrattamenti.

Nel 2009, cinque donne transgender sono state uccise e soltanto in un caso è stata emessa una condanna.In Albania, le persone Lgbti non possono esprimere liberamente il loro orientamento sessuale, perché vengono discriminate e stigmatizzate dalla società a cui appartengono.

In Estonia, Ungheria, Grecia, Lettonia  e Slovacchia, le persone Lgbti vengono spesso prese di mira dai contromanifestanti durante le loro manifestazioni pacifiche.

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Fonte | mariomieli.net