Unioni civili, nessuna modifica o sarà meglio non approvarle

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Se fossero apportate ulteriori modifiche al Ddl unioni civili, sarebbe meglio non approvarlo. Non credo alla politica dei piccoli passi sui diritti umani. In questa lenta Italia, approvare questa legge con modifiche renderebbe impossibile qualsiasi richiesta di matrimonio egualitario per i prossimi vent’anni.

Personalmente sono contrario alla politica dei piccoli passi sui diritti delle persone e sul principio d’uguaglianza. Forse avrebbe avuto senso vent’anni fa, quando il resto dell’Occidente cominciava con le unioni civili ad aprirsi ai diritti delle persone omosessuali che uscivano da tempi di feroce repressione, scardinando superstizioni e abbattendo muri ideologici millenari. Ma oggi, mentre il resto dell’Europa si avvia verso il matrimonio egualitario che senso ha partire da zero, come se non fossero bastati quarant’anni di ricerche e pronunciamenti di associazioni scientifiche internazionali a smentire pregiudizi ascientifici su omosessualità e omogenitarialità?

Un diritto, o lo riconosci o non lo riconosci. Tutto ciò che sta in mezzo fra un sì pieno e un pieno no, gli altri lo chiamano mediazione, io lo chiamo ipocrisia.

Dietro le quinte del nuovo ddl Cirinnà collidono due interessi diversi: quello politico e quello civile. L’interesse di Renzi è quello di rivendicare, alla prossima campagna elettorale, di essere riuscito a fare approvare le unioni civili dopo trent’anni di chiacchiere di quella sinistra che si chiamava ancora sinistra. Un colpaccio – e lo sa bene – da parte di chi è accusato di essere un millantatore borioso e di aver traghettato il PD a destra. A questo scopo qualsiasi legge è utile, ci penserà poi la propaganda elettorale a indorarla come svolta del secolo. L’interesse civile, invece, è quello dei diretti interessati che però chiedono piena uguaglianza, che non si raggiunge di certo con le unioni civili che anzi istituzionalizzano in parte la disuguaglianza, col divieto esplicito di adottare e di ricorrere allo stesso istituto giuridico valido per i matrimoni civili fra eterosessuali.

Questa legge sulle unioni civili raggiunge appena la soglia minima di accettabilità. Prevede la stepchild adoption, ma non le adozioni; un’unione civile, ma non il matrimonio civile; chiama una famiglia “formazione sociale specifica” piuttosto che coppia unita in matrimonio; è davvero il minimo sindacale prima di passare all’oltraggio.

Ma se fosse modificata anche solo di una virgola si scenderebbe ben al di sotto della soglia minima, con pericolo di regredire rispetto a quei diritti già acquisiti grazie alle sentenze della magistratura, come la stepchild adoption. Per queste ragioni, se il testo fosse ulteriormente limato sarebbe meglio non approvarla affatto questa legge e aspettare un nuovo Parlamento, con una nuova maggioranza e un nuovo governo, capaci di approvare una legge sul matrimonio egualitario al passo coi tempi, senza più l’obbligo di pagare l’obolo alle larghe intese.

Conosco l’Italia e gli Italiani. So bene che la maggioranza del Paese in questi giorni sta subendo i dibattiti che ci riguardano solo perché si è resa conto che un vuoto legislativo su questi temi è inaccettabile e ci accosta ai Paesi più arretrati nel campo del rispetto dei diritti umani.

Approvare una legge sulle unioni civili ulteriormente modificata al ribasso significherebbe mettere una pietra tombale su ogni futura rivendicazione del matrimonio egualitario e delle adozioni per i prossimi vent’anni. In questa lenta Italia significherebbe depotenziare, delegittimare, qualsiasi altra battaglia sui diritti LGBT.

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Fonte | lgbtnewsitalia.com