Moti di Stonewall (Stonewall riots, ma anche Stonewall rebellion) è il nome con cui convenzionalmente si indicano gli scontri avvenuti nella città di New York, iniziati all’interno dello “STONEWALL INN”, fra polizia e manifestanti omosessuali e trans, per cinque sere non consecutive, nelle notti di venerdì 27, sabato 28, domenica 29 giugno 1969 e, dopo due giorni di pioggia e di pausa, nelle notti di mercoledì 2 e giovedì 3 luglio 1969. Il confronto ebbe momenti violenti di vero e proprio scontro fisico.
Questa rivolta divenne in breve tempo un evento simbolico nella lotta contro le discriminazioni delle persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Trans, e non solo, infatti per tale motivo, in tutto il mondo è stato scelto il mese giugno per lo svolgimento dei PRIDE.
Ma cosa avvenne esattamente? E perchè?
Per raccontare quella settimana di giugno del 1969, diventata a tutti gli effetti l’inizio di una presa di coscienza mondiale, è doveroso fare una premessa. Negli anni Cinquanta, il Maccartismo portò a un intensificarsi della repressione omosessuale, arrivando anche al purtroppo celebre Lavander scare. In questo scenario, le incursioni della polizia nei “locali gay” divennero una costante fino agli Sessanta: le persone omosessuali e transgender, considerate colpevoli di un crimine, potevano essere arrestate per i motivi più disparati, come baciarsi, consumare alcolici e vestirsi con abiti del sesso opposto. Nonostante ci fossero state delle relative aperture grazie a una corrente omofila emergente, il pensiero omofobico continuava a essere preponderante. A New York, due facce della stessa medaglia: se le repressioni della polizia si scontravano con l’inesistenza di una vera e propria legge che imponesse la chiusura di un club perché frequentato da omosessuali, la State Liquor Authority era solita negare o togliere la licenza ai locali considerati dannosi per la morale pubblica. In questa zona grigia, lo Stonewall Inn trovò il suo posto.
La storia dei moti di Stonewall
Il locale nel Greenwich Village, così come tutti gli altri luoghi d’incontro della comunità omosessuale, cominciò così a operare come bottle bar, un circolo privato senza licenza sulla falsa riga di quanto successe col Proibizionismo nei ruggenti anni Venti. Ed esattamente come allora, il rifornimento alcolico era in mano ai legami tra i gestori e il crimine organizzato, meccanismo che permetteva di prevedere, inoltre, le retate della polizia e di garantire la libertà della clientela grazie a un accordo non scritto. Ma il 28 giugno 1969 accadde qualcosa di diverso. Nessuno avvisò lo Stonewall Inn della retata che, solitamente, si verificava nella prima parte della serata. Quella notte, invece, alcuni ufficiali del primo distretto entrarono nel bar verso l’una e mezza di notte: a essere arrestati, chi non aveva con sé un documento d’identità, chi era vestito con indumenti del sesso opposto e i dipendenti del bar.
Stanchi dei continui soprusi, i clienti cominciarono a rispondere tanto alle percosse quanto agli insulti degli agenti. Non è chiaro quale fu la scintilla a dare inizio alla rivolta, ma si raccontano tre storie, probabilmente tutte avvenute. Se Sylvia Rivera scagliò un tacco contro un poliziotto, Marsha P. Johnson lanciò un bicchiere contro uno specchio, distruggendolo. E Stormé DeLarverie, una donna lesbica, trascinata verso un’auto della polizia, rivolgendosi alla folla disse: “Perché non fate qualcosa?”. Eventi che aleggiano nel mito e che sono assolutamente plausibili, gocce che hanno fatto traboccare il vaso e che un’intera comunità, allora perlopiù segreta, aspettava da tempo! (CONTINUA A LEGGERE CLICCANDO QUI)
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ECCO IL RACCONTO DI QUELLA NOTTE DALLA VIVA VOCE DI SYLVA RIVERA