Una coppia di Milano ha fatto ricorso contro la cassa muta della banca presso cui lavora uno dei due che non voleva riconoscere al partner il diritto alla copertura. La Corte d’Appello dà loro ragione.
E’ ancora la sentenza di un tribunale, l’ennesima, a stabilire che nessuna discriminazione può essere fatta tra coppie eterosessuali e coppie omosessuali. A pronunciarsi, dopo la Corte di Cassazione e ilTribunale di Reggio Emilia, è la Corte d’Appello di Milano che, dando ragione al Tribunale del capoluogo lombardo rigetta la richiesta di una banca che vorrebbe negare la copertura sanitaria al convivente gay di un suo dipendente nonostante la coppia avesse tutti i requisiti richiesti,compresa l’iscrizione dello stesso stato di famiglia.
Protagonisti della vicenda sono Marco e Erminio. Il primo è dipendente di una banca e decide di citare in giudizio la cassa mutua della banca stessa perché questa si rifiuta di riconoscere ad Erminio lo staus di “convivente more uxorio” (ovvero “conviventi come una coppia sposata”) e, quindi, di offrirgli le prestazioni sanitarie riservate, invece, ai conuiugi e ai conviventi eterosessualidegli altri dipendenti.
La coppia vince im primo grado presso il Tribinale diMilano e la cassa mutua dell’istituto bancario perde il ricordo in Appello stabilendo, di fatto, che nella nozione di “convivente more uxorio” usata dall’ente rientrano anche le coppie gay.
«Le aule dei palazzi di giustizia sono sempre più spesso le sedi in cui le coppie gay possono ottenere dignità e parità di diritti – ha commentato il vicepresidente del PD Ivan Scalfarotto -. E’ il segnale che i tempi sono maturi anche in Italia per l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini, gay e etero. Chi lamenta l’invasività del potere giudiziario dovrebbe piuttosto interrogarsi sull’incapacità della politica di dare risposte serie ai problemi dei cittadini».
Articolo completo | QUI
