Nel frattempo che cerchiamo di smaltire le esternazioni di Cassano sull’eventuale presenza di calciatori gay (o metrosexual) in Nazionale, un altro importante evento sportivo si avvicina, il 27 luglio prenderanno il via le Olimpiadi di Londra 2012. E il dibattito su omosessualità e sport si fa sempre più pressante. Soprattutto perché quando si parla di Olimpiadi è impossibile non tenere presente che, tra le nazioni che vi parteciperanno, ben 75 considerano l’omosessualità un crimine.
Per questo sono in tanti a chiedere al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) di prendere una posizione più netta nei confronti di questi paesi. A cominciare da Mark Stephens, avvocato britannico per i diritti umani, il quale in un’intervista al Guardian ha dichiarato: “Il CIO ha bisogno di uscire allo scoperto perché sport per tutti deve significare davvero per tutti, a prescindere dal colore, sesso o orientamento sessuale. È una questione di dignità umana”.
È anche vero, come fa notare Marianne Mollmann, rappresentante di Amnesty International, che se si escludessero i paesi che violano i diritti umani, “i giochi sarebbero terribilmente ridotti”, ma la Mollmann aggiunge, “siamo sicuri che il Comitato Olimpico Internazionale si farà sentire, soprattutto quando è chiaro che in alcuni paesi ci sono delle violazioni dei diritti umani”.
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Fonte | lezpop.it