HANDS TO PHONE: IL GAYDAR AL TEMPO DEGLI SMARTPHONE

Il gaydar è storia vecchia: impreciso, personale, aleatorio. Potete dimenticare le camicie a quadri, gli anelli al pollice, perfino le teste rasate. Dimenticate i calcoli, i castelli di carte (e per aria) e le intricate indagini da controspionaggio. Oggi, per sapere se una ragazza gioca nella vostra squadra oppure no basta chiedere, al telefono però.

Ebbene sì, il mondo delle applicazioni per smartphone non si è dimenticato di noi (dopotutto sarebbero pazzi a farlo visto che lesbian is the new black) e seppur a distanza di qualche tempo dal famosissimo Grindr, ha partorito un’applicazione tutta per noi.

Si chiama Girldar (nome a mio parere ben più riuscito del suo predecessore maschile) e si propone di essere lo strumento indispensabile per la lesbica spaesata. Il funzionamento è tale e quale quello di Grindr (piuttosto semplice): si crea un profilo all’interno dell’applicazione / social network e tramite la geolocalizzazione si fa check in nel posto dove ci si trova (ristorante, locale, discoteca) così da poter vedere gli altri utenti presenti nei dintorni. Si tratta però ancora di una versione embrionale e a quanto pare i bug e i limiti sono numerosi (due fra tutti: al momento è disponibile soltanto nella versione inglese e soltanto per android), ma, concessogli il tempo fisiologico di assestarsi, potrebbe promettere bene.

Nel frattempo, dalla sua nascita nel 2009 Grindr ha fatto un bel po’ di strada. Quella che è stata la prima applicazione a sfruttare la geolocalizzazione, infatti, conta oggi 700.000 utenti ed è scesa nel sociale con la campagna del 2012 Grindr for equality: Election 2012.

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Fonte | lezpop.it