Per fermare l’odio bisogna riconoscerlo, parlarne, dargli un nome, questo consentirà di eliminarlo a partire dalle giovani generazioni con insegnamenti e buone pratiche che ne annullino gli effetti e se necessario anche attraverso l’utilizzo di leggi mirate in grado di arginarne il proliferare. È la premessa fondamentale per creare una società equa, giusta e includente, che accolga e tuteli le persone che la compongono senza distinzioni di genere, etnia, orientamento affettivo, identità sessuale, religione o disabilità.
Purtroppo l’attualità, non solo del nostro Paese, ci restituisce una fotografia ben lontana dal rispetto dei principi di cui sopra, ignorati e calpestati quotidianamente in nome di un odio stratificato nei secoli su pregiudizi e stereotipi che non risparmiano davvero nessuno. Quell’odio è parossistico e distruttivo, consuma le vittime anche quando non le tocca fisicamente, donne, persone omossessuali e o transessuali, immigrati, disabili, donne e uomini insultati, umiliati, nel lavoro come nella vita di tutti i giorni, oggetto di violenze di ogni tipo.
Che sia la carta stampa o il web i racconti riportati dalle pagine di cronaca si somigliano tutti e il comune denominatore, che le vittime lo possano raccontare ma a volte non possono più fare nemmeno quello, è proprio l’odio che le ha colpite e annientate, cambiate per sempre. In questo crescente clima di insicurezza ed intolleranza alle associazioni lgbtqi+ come Stonewall Siracusa, in attesa dell’approvazione del disegno di legge Zan, che introduce l’aggravante omobistranfobica, misogina e l’abilismo ai crimi basati sull’odio, non resta che continuare l’incessante attività di sensibilizzazione ed informazione su questi temi ed assicurare assistenza legale e psicologica alle vittime di tali crimini che ad essa si rivolgono.
È il caso di un uomo di 42 anni di Augusta(SR) che nei giorni scorsi ha trovato il coraggio di denunciare ai Carabinieri di essere stato vittima di una vile aggressione da un gruppo di sconosciuti che, dopo averlo ricoperto di insulti a chiaro sfondo omofobico lo hanno preso a calci e pugni e derubato.
“Il clima, per le persone lgbt+ e per quanti e quante sono percepiti diversamente etero, è pessimo – afferma il presidente di Stonewall Alessandro Bottaro. Nel 2021 qualcuno si sente autorizzato a sopraffare qualcun altro perché percepito meno maschio e non conforme ai suoi canoni di machismo tossico. Il nostro Parlamento, purtroppo, attraverso l’inettitudine della nostra classe politica dirigente, permette queste violenze. Da mesi il Ddl Zan approvato alla Camera dei Deputati, giace in fondo ad un cassetto per l’ostruzionismo, a non calendarizzare la votazione, del presidente della commissione giustizia al Senato. Stonewall, – conclude Bottaro – a gran voce chiede pene aggravanti per i reati di #omolesbotransbifobia, e soprattutto auspica percorsi educativi al rispetto di tutte le differenze nei contesti scolastici e istituzionali di ogni ordine e grado. Lo Stato dia immediatamente risposta a chi subisce violenza e vede calpestato il diritto fondamentale di ESISTERE! NON ABBIAMO PIÙ TEMPO DA PERDERE!”.
Di seguito pubblichiamo la testimonianza raccontata e poi inviata per iscritto alla vice presidente di Stonewall Tiziana Biondi, contattata dalla vittima tramite il Telefono Amico dell’associazione che, come di consueto, ha messo a disposizione consulenza psicologica e legale gratuite.
“È da diversi giorni che nella città di Augusta, in provincia di Siracusa, si sta assistendo a fatti che dovrebbero mettere in guardia i cittadini di certi malintenzionati in grado non solo di derubare e offendere una persona, ma anche di arrivare alla aggressione. Questa è la mia testimonianza.
Giovedì 9 aprile mi stavo recando a prendere la mia bicicletta rotta, che avevo lasciato legata alla recinzione della chiesa di Santa Lucia, per portarla a riparare. Abitando in campagna, in zona monte tauro, ho deciso di scendere a piedi la discesa che porta dall’incrocio del supermercato Deco’ per poi scendere lungo i viale Bachelet e poi arrivare al distributore Q8. Era una giornata tiepida, così ho semplicemente deciso di fare una passeggiata e di non prendere l’autobus.
Arrivato al distributore di benzina Q8 stavo già andando oltre il Kiko Cafe’ che una macchina mi sbarra la strada. Ne sono usciti fuori due tipi tra i 25 e i 30 anni, capelli scuri, non ricordo bene. L’uno dei due era visibilmente alterato e ha cominciato a urlarmi che io gli avevo aperto la macchina e gli avevo sottratto 100€. L’altro suo amico ha subito aggiunto che era vero e che anche lui mi avevo visto compiere quel gesto guardando da un balcone. Accusato in quel modo mi sono subito difeso dicendo apertamente che non era possibile, che tutti e due dovevano essersi sbagliati. Il tipo però ha cominciato ad assumere un atteggiamento ancora più minaccioso, facendomi cenno con la mano che se non gli avessi restituito il denaro mi avrebbe fatto del male. A questo punto ho cominciato ad agitarmi. Nel frattempo questo ha cominciato ad urlare come un ossesso che dovevo immediatamente aprire il mio zaino per dargli tutto quello che avevo, e che a detta sua era ciò che gli avevo sottratto. Ho capito a questo punto che i due dovevano ovviamente essersi messi d’accordo. Costretto così sotto minaccia dei due ad aprire lo zaino, il tipo mi ha sottratto gli 85€ coi quali avrei dovuto pagare la riparazione della mia bicicletta ed il rinnovo ad un tesserino della Legambiente. Questo individuo si è anche permesso di mettere le mani nel mio zaino e sottrarmi delle fotocopie che avevano a che fare con una mia futura iscrizione ad una palestra e nulla con questa storia.
A nulla è servito chiedere a questo tipo la restituzione del mio denaro : la mia richiesta anzi ha sortito l’effetto opposto. In un attimo con uno spintone sono finito su di una aiuola, mentre questo individuo mi prendeva a calci ed il suo amico faceva da palo. È successo tutto in un attimo, ero sconvolto. Non so come mi sono sentito, ferito, umiliato, svuotato dentro. Ma sono riuscito a rialzarmi. Gli ho detto “ma come ti permetti. Guarda che ho capito che vi siete messi d’accordo. Ti servono soldi”. È stato inutile, infatti sono finito un’altra volta a terra. Dopo un po’ è arrivata un’altra macchina, all’interno della quale c’era un altro tipo anche lui sui 25 o 30 anni. In un primo momento mi sono sentito come sollevato perché credevo che sarebbe venuto in mio soccorso. Ha chiesto ai due che cosa fosse successo e mi sono sentito dire in dialetto basso : “anzi bene ti è andata, se non gli davi i soldi poteva finire peggio”. Il tipo che mi ha rapinato e mi ha buttato a terra due volte nel frattempo, forse ancora più gasato per l’arrivo del terzo, ha cominciato ad offendermi con epiteti omofobi e fuori luogo. Tanto per rincarare la dose e fare vedere chi è che comanda.
Descrivere come mi sono sentito nei successivi tre giorni è molto difficile. Ho avuto accanto a me fortunatamente il sostegno di molti amici e persone interessate a me.
Dopo la rapina e l’aggressione subita, ho immediatamente chiamato i carabinieri. Prima mi sono recato alla chiesa santa Lucia, perché era lì che avevo legato la bici. Da lì ho chiamato una volante, la quale mi ha invitato a fare regolare denuncia in ufficio. Ed è quello che ho fatto. Non so se la mia storia potrà aiutare qualcuno, ma credo di aver cercato di agire nel migliore dei modi. Un insulto omofobo è già una cosa di per sé inaccettabile, indipendentemente se poi una persona è gay o etero, non importa. Una rapina ed una aggressione fisica poi aggiungono al danno anche la beffa.
Cerchiamo sempre di farci forza in questi casi.
Per non tacere.”